All’interno della cinematografia mondiale una parte importante la fece anche il cinema giapponese che ebbe riconoscimenti e diffusione a livello internazionale dagli anni Cinquanta in poi, seppure con alterna fortuna.

Le tematiche che interessarono la cinematografia nipponica seguirono soprattutto due filoni: il primo, gendaigeki, legato alla tradizione e alla cultura millenaria del Giappone; l’altro, jidaigeki, più vicino all’attualità e al realismo, con l’occhio attento alla cultura occidentale. È particolarmente interessante soffermarsi sulla prima corrente, più popolare e che ha fatto conoscere il cinema giapponese al grande pubblico, influenzando anche la produzione americana.


Per approfondimenti:

  • Storia del cinema / Gianni Rondolino. – Nuova ed.Torino : UTET libreria, [2006] (da pp.60-76)

I sette Samurai – Akira Kurosawa, 1954

Sette samurai mercenari vengono assoldati per difendere un villaggio dai saccheggi e dalle violenze di una banda di quaranta malviventi.
L’opera, in cui memorabili sono le scene di battaglia, è un film simbolo della serie sui Samurai, ma rese anche Kurosawa famoso in tutto il mondo per la sua capacità di staccarsi da una produzione fino a quel momento legata al teatro e alla letteratura. Questa caratteristica sarà ancora più evidente nelle opere successive.

Kagemusha. L’ombra del guerriero – Akira Kurosawa, 1980

Durante le lotte per la conquista del potere a Kyoto, nel Giappone del XVI secolo, il principe Shinge Takeda muore. Prevedendo la riscossa dei rivali, l’uomo in fin di vita chiede al fratello e al figlio di nascondere la sua morte. A questo scopo viene ingaggiato un kagemusha, un sosia; l’uomo prescelto, dalla dubbia moralità, di fronte all’impresa che lo aspetta dovrà ben presto rivedere la propria condotta e redimersi, credendo fino in fondo nella propria missione.
L’opera costituisce uno splendido affresco epico con grandiose sequenze di battaglia di impianto accademico.
Il film, importante e di successo, in parte finanziato e prodotto da George Lucas e Francis Ford Coppola, vinse la Palma d’oro a Cannes nel 1980.

Zatoichi – Takeshi Kitano, 2003

In un villaggio giapponese governato da uno spietato e crudele samurai arriva un abile quanto sgangherato e cieco maestro di spada, al soldo di due giovani geishe pronte a tutto per vendicare il padre massacrato dagli uomini del padrone del villaggio. Il soggetto è ispirato a una serie televisiva molto conosciuta in Giappone tra gli anni ‘60 e ‘80 del Novecento, con bellissimi duelli che riprendono i rituali dei samurai. Il film valse al regista il Leone d’argento e il Premio speciale per la regia a Venezia.
Kitano si dimostra un grande autore e riesce a rileggere i film della tradizione con originalità linguistica, rendendoli più leggeri e piacevoli ma non per questo meno profondi, mettendo in luce le contraddizioni e i valori della sua cultura.

Visioni. Le vie dei Samurai da Kurosawa a Kitano