Nell’appuntamento di aprile abbiamo esplorato il panorama cinematografico europeo degli anni Venti, ma non possiamo lasciare il vecchio continente senza dedicare un rapido sguardo alla grande Russia post-Rivoluzione d’ottobre.

Il cinema dell’Unione Sovietica accoglie la sfida proposta dall’Europa per la sperimentazione di nuovi linguaggi filmici. Sono temi come la politica e l’impegno sociale a diventare centrali nella narrazione, fonti di ispirazione e di progresso culturale e artistico, il tutto mitigato ed arricchito da contributi provenienti dal teatro e dall’arte futurista e costruttivista.

Uno dei maggiori protagonisti dell’avanguardia russa è Dziga Vertov che, con L’uomo con la macchina da presa del 1929, raggiunge la sintesi di teoria e tecnica cinematografica, analizzando la nuova realtà della Russia vista con il “cineocchio” in movimento dell’artista, in cui arte e cultura seguono nuovi canoni strutturali.

Vi consigliamo di prendere visione di questo capolavoro indiscusso sulla piattaforma Youtube.


Informazioni tratte da:

  • Storia del cinema / Gianni Rondolino. – Nuova ed Torino: UTET libreria, [2006] 1 v. (p. 177, pp. 180-181, pp. 188-192)


L’autore che più di altri segnò il passo per originalità, drammaticità e tecnica tanto d’avere risonanza mondiale, fu la figura di spicco di Sergej Michailovic Ejzenštejn. Artista formatosi con il teatro come scenografo e regista, troverà la sua massima espressione e creatività cimentandosi con la settima arte.

Qui proponiamo il suo film d’esordio Sciopero! del 1925 e l’altro lavoro fondamentale per il cineasta: Ottobre, del 1927.

Sciopero! – Sergej Ejzenštejn, 1925

Nella Russia zarista del 1912 si dipana la tragedia dell’operaio di una fabbrica, ingiustamente accusato di furto, che si suicida per la disperazione. I suoi compagni di lavoro si organizzano per protestare contro l’ingiustizia in uno sciopero che durerà giorni ma che finirà in modo violento, con il massacro degli insorti da parte della milizia assoldata dai padroni. Film di propaganda, ma sorretto da una grande tecnica espressiva.

“Ejzenštein non ci mostra direttamente gli operai che fermano le macchine, ma esprime metaforicamente il concetto che, senza il lavoro dell’uomo, le macchine non possono funzionare e quindi la fabbrica non può produrre. Questo tipo di montaggio verrà definito montaggio espressivo, un montaggio che non ha più solo il compito di stabilire i nessi narrativi tra le inquadrature, ma anche quello di esprimere sensi che si trovano al di là della semplice rappresentazione fenomenologica della realtà”.

Citazione tratta da:

Ottobre – Sergej Ejzenštejn, 1927

Siamo a San Pietroburgo nel febbraio del 1917, al potere c’è il governo oppressivo di Kerenskij e si prepara la grande insurrezione di ottobre guidata da Lenin e dai suoi sostenitori che culminerà con l’assalto al Palazzo d’Inverno.

Il film venne girato con veri soldati, cittadini e operai di Leningrado in occasione del primo decennale della Rivoluzione. Opera stilisticamente matura, vede il regista ispirarsi al libro dell’americano Jhon Reed Dieci giorni che sconvolsero il mondo, testo molto conosciuto e apprezzato in Russia all’epoca. Ejzenštejn in questa pellicola lavora a un cinema documentaristico e “intellettuale”: lo scopo è aiutare chi guarda a dare un’interpretazione critica della realtà e capire concetti politici importanti. Diversamente da Sciopero! alla parte drammatica preferì l’aspetto razionale e didascalico, ma anche simbolico. (cfr. pp. 191-192)

E per saperne di più…

Visioni. Dalla Russia con vigore
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